Le reflex digitali sono realtà dal lontano 2001, ma si è dovuto aspettare fino al 2005 per averne una con sensore digitale full frame, ovvero di grandezza uguale alla vecchia pellicola: un rettangolo di 36x24mm.
Adesso siamo già alla seconda o terza generazione di reflex full frame (Nikon D700, Sony Alpha 900, Canon 5D mk II), affiancate dalle più moderne APS-C (Canon 550D, Canon 60D, Nikon D3100, D7000 ecc..): vediamo un confronto tra le due tipologie di sensori per capirne meglio le caratteristiche, le differenze e quale faccia al caso nostro.
Come già detto, la principale caratteristica che contraddistingue i due tipi di sensori sono le dimensioni: un sensore APS-C misura circa 22x15mm mentre un sensore full frame ne misura 36×24.
Sebbene i costi di produzione non siano molto diversi, per una scelta di mercato delle grandi marche di fotocamere un sensore APS-C va ad equipaggiare sia fotocamere entry level che semi-pro, mentre il sensore a pieno formato è montato in genere solo su macchine professionali. Da ciò deriva che un sensore full-frame è spesso corredato da mirini a pentaprisma luminosissimi e corpo macchina più grosso, pratico ed ergonomico per un uso professionale, mentre in campo APS-C possiamo trovare lo stesso sensore su un corpo entry-level molto compatto con pentaspecchio o su un corpo di dimensioni ed ergonomia maggiore con ottimo pentaprisma.
Dal punto di vista tecnico, una maggior area su cui distribuire i pixel, ovvero il nostro elemento foto-sensibile porta un notevole miglioramento della gestione del rumore, in quanto le intereferenze elettromagnetiche tra i vari pixel sono molto ridotte su full frame, mentre sono un problema su sensori APS-C molto densi, ovvero con molti megapixel e quindi pixel piccolissimi e vicinissimi tra loro. Altra cosa che beneficia dal minor “affollamento di pixel” è la gamma dinamica, sensibilmente migliore su reflex full-frame che vengono quindi consigliate per l’uso professionale.
Veniamo ora alla questione di resa delle ottiche. Si sente spesso dire in giro che un teleobiettivo montato su una aps-c diventa più “lungo” o viceversa un grandangolo su full-frame diventa più “corto”. Niente di più sbagliato: un 300mm rimane sempre un 300mm come un 28mm rimane un 28mm sui due formati di sensore.
L’immagine che esce da un obiettivo è sempre la medesima: la percentuale di questa immagine che viene catturata dal sensore varia a seconda delle dimensioni dello stesso. Quindi l’effetto apparente ai nostri occhi è appunto quello di avere l’ottica “allungata” su sensore ridotto e “accorciata” su sensore full-frame.
Ma c’è una cosa da considerare: prendiamo un 35mm e montiamolo su APS-C, e un 50mm montiamolo su full-frame. L’angolo inquadrato risulterà simile, tuttavia la prospettiva, i rapporti tra i piani, la profondità di campo saranno totalmente diversi! Da questo si capisce che un sensore APS-C taglia letteralmente una parte di immagine, nello stesso modo in cui ritagliamo noi al pc un’immagine: eliminando i bordi.
Nonostante questo chiarimento tecnico, va detto che per come sono prodotti i sensori e i corpi macchina, la regola generale che i teleobiettivi vadano meglio su APS-C e i grandangoli su full-frame è vera. Infatti la tendenza odierna è costruire macchine APS-C con sensori densissimi e velocità di raffica e autofocus molto alte che verranno usate prevalentemente con teleobiettivi per fotografia naturalistica (macro, fauna, avifauna) e sportiva, mentre le full-frame, con la loro qualità e pulizia di immagine, vanno perfettamente daccordo con la paesaggistica e l’uso di grandangoli che non necessitano di focali cortissime e di difficile progettazione per raggiungere angoli di campo notevoli e senza distorsioni.
Da questa particolarità derivano anche alcuni effetti collaterali: il sensore ridotto usa la parte migliore di un’ottica, ovvero il centro, quindi un obiettivo di qualità non eccelsa, con evidenti cali ai bordi su full frame verrà completamente “smascherato” nei suoi limiti e problemi. Inoltre al giorno d’oggi marche come Canon e Nikon, e perfino costruttori di ottiche indipendenti come Tamron e Sigma produconi lenti specifiche per il mercato APS-C e ottiche che vanno bene per entrambi i sensori. Le prime non possono essere montate su full-frame per incompatibilità meccanica di accoppiamento o perchè il loro cerchio di copertura è progettato per coprire un sensore ridotto e quindi su sensore pieno comparirebbe una vignettatura evidentissima.
Quindi riassumiamo.
Full Frame:
Pro: Grande qualità e pulizia di immagine, rumore ridotto e gamma dinamica vastissima.
Vantaggio sulle focali corte.
Particolarmente indicate per fotografia in studio, ritrattistica, street, paesaggio.
Contro: Costi maggiori per corpo macchina e per ottiche che rendano bene su tal sensore.
Svantaggio rispetto alle APS-C più moderne per l’uso di teleobiettivi spinti.
APS-C:
Pro: Offrono la possibilità di fare entrare nel mondo della fotografia digitale partendo
da prezzi bassi sia per corpo macchina che per ottiche.
Vantaggi sulle focali lunghe.
Contro: Maggior rumore e meno pulizia di immagine, minor gamma dinamica.
Necessità di grandangoli studiati appositamente per tale sensore per raggiungere angoli di campo notevoli.
Macchine entry-level dotate di tale sensore sono poco comode ed ergonomiche, presentano mirini poco luminosi.